Il credito d’imposta per la transizione ecologica: i benefici delle imprese che scelgono di investire in tecnologie e prodotti Green
- Settembre 13, 2021
- Categories: Archivio, Attualità, Finanza aziendale, Fiscalità, PMI
La sensibilità sui temi dell’energia rinnovabile e dell’ambiente sembra essere storia nuova, eppure è da almeno trent’anni che le imprese sanno di doversi confrontare con nuovi standard di sostenibilità.
Un’impresa ecosostenibile è in grado di raggiungere i propri obiettivi di profitto nella maniera meno inquinante possibile.
Non solo: è un’impresa in grado di conformarsi a determinati standard, spesso e volentieri istituiti dai governi, che si traducono in incentivi e vantaggi economici.
Il decreto del 26 maggio 2020, pubblicato nella gazzetta ufficiale il 21 luglio 2020, stabilisce che è possibile avere un beneficio fiscale per le aziende che adottano soluzioni “Ecologiche”. Questo beneficio, inizialmente, era stato stabilito essere pari al 10% del valore dell’investimento e si poteva sommare ad altri benefici fiscali (Industria 4.0, Legge Sabatini etc.).
Il sopracitato decreto riporta, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, i lavori svolti nell’ambito dei progetti relativi alla trasformazione dei processi aziendali secondo i principi dell’economia circolare enunciati nella Comunicazione della Commissione europea n.98 dell’11 marzo 2020.
Nello specifico, l’articolo 5 lettere a), b), c), d), e), f), g) elenca una serie di attività che rientrano nel concetto di TRANSIZIONE ECOLOGICA:
- la progettazione di prodotti sostenibili che durino più a lungo e siano concepiti per essere riutilizzati, riparati o aggiornati per il recupero delle proprie funzioni o sottoposti a procedimenti di riciclo ad elevata qualità, per il recupero dei materiali, in modo da ridurre l’impatto ambientale dei prodotti lungo il loro ciclo di vita (c.d. ecodesign);
- la realizzazione di catene del valore a ciclo chiuso nella produzione ed utilizzo di componenti e materiali, anche sfruttando opportunità di riuso e riciclo cross-settoriali;
- l’introduzione di modelli di sinergia tra sistemi industriali presenti all’interno di uno specifico ambito economico territoriale (c.d. simbiosi industriale), caratterizzati da rapporti di interdipendenza funzionale in relazione alle risorse materiali ed energetiche (ad sottoprodotti, rifiuti, energia termica di scarto, ciclo integrato delle acque);
- l’introduzione di soluzioni tecnologiche per il recupero atte ad ottenere materie prime seconde di alta qualità da prodotti post-uso, in conformità con le specifiche di impiego nella stessa applicazione o in differenti settori;
- l’introduzione di tecnologie e processi di disassemblaggio e/o remanufacturing intelligenti per rigenerare e aggiornare le funzioni da componenti post-uso, in modo da prolungare il ciclo di utilizzo del componente con soluzioni a ridotto impatto ambientale;
- l’adozione di soluzioni e tecnologie per monitorare il ciclo di vita del prodotto e consentire la valutazione dello stato del prodotto post-uso al fine di facilitarne il collezionamento per il recupero di materiali e funzioni;
- l’introduzione di modelli di business «prodotto come servizio» (product-as-a-service) per favorire catene del valore circolari di beni di consumo e strumentali.
Con la legge di bilancio 2021 il vantaggio è stato aumentato al 15% ed è possibile ottenerlo con le stesse modalità precedenti ossia tramite credito d’imposta per la transizione ecologica e con la possibilità di sommarlo ad altri benefici fiscali.
Con il concetto di “Transizione Ecologica” si sono voluti premiare gli investimenti che comportano migliorie in materia di efficienza, durabilità, riduzione di impatto ambientale.
Cosa prevede la legge
Ecco lo stralcio dell’ultima versione della legge di bilancio 2021:
Investimenti in Ricerca & Sviluppo, Innovazione, Design e Green: per gli investimenti in ricerca e sviluppo il credito d’imposta riconosciuto passa dal 12% al 20%, con massimale da 3 milioni a 4 milioni di euro; per gli investimenti in innovazione tecnologica, design e ideazione estetica il credito d’imposta riconosciuto è del 10% con massimale di 2 milioni di euro; per gli investimenti in innovazione tecnologica finalizzati alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi allo scopo di ottenere una transizione ecologica (Green) e digitale, il credito d’imposta riconosciuto è del 15% con massimale di 2 milioni di euro.
Sono agevolabili le seguenti tipologie di spese:
- Personale: spese intra-muros del personale,indipendentemente dalla forma contrattuale, direttamente impiegati nelle attività di IT svolte internamente all’impresa, nei limiti del loro effettivo impiego.
- Spese per beni materiali mobili e software: comprende le spese intra-muros per beni materiali mobili e software utilizzati nei progetti di IT anche per la realizzazione di prototipi o impianti pilota.
- Contratti di ricerca extra-muros:comprende le spese extra-muros per contratti stipulati con soggetti terzi all’impresa: i contratti stipulati infragruppo. Il soggetto commissionario dell’attività, sia esso indipendente o appartenente al medesimo gruppo, deve essere fiscalmente residente o localizzato in Italia o in altri Stati membri dell’Unione europea o in Stati aderenti all’accordo sullo Spazio economico europeo (SEE) o in Stati di cui al D.M. 04.09.1996 con i quali è attuabile lo scambio di informazioni ai sensi delle convenzioni per evitare le doppie imposizioni sul reddito.
- Servizi di consulenza ed equivalentiche prevedono il diretto svolgimento da parte del soggetto commissionario delle attività di innovazione tecnologica ammissibili al credito d’imposta.
Il credito di imposta non concorre alla formazione del reddito d’impresa, né della base imponibile Irap.
In conclusione, la sostenibilità è la chiave per la ripartenza delle imprese nel post pandemia. Lo sostiene l’undicesimo rapporto “GreenItaly”, pubblicato a fine 2020 e realizzato da Fondazione Symbola (che si occupa di promuovere, analizzare e raccontare le aziende e le istituzioni che migliorano il Paese puntando su innovazione e sviluppo), insieme a Unioncamere (l’ente pubblico che rappresenta l’unione italiana delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura).
Dalla ricerca, infatti, emerge che le società che in passato hanno adottato modelli di business “green” si sono dimostrate più resilienti. In grado non solo di reggere l’onda d’urto della crisi economica che l’emergenza sanitaria ha necessariamente portato con sé, ma anche capaci di risollevarsi e ripartire più velocemente. Progettando, già da ora, importanti investimenti per il prossimo futuro. (riproduzione riservata)
Sabrina Falzarano
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